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Testimonianze

Brevi testi scritti dai genitori della scuola sulla fatica, la bellezza, le sfide della genitorialità.

non posso intervenire in altro modo, per lenire una ferita o un piccolo disagio, ma posso essere lì per i miei bambini soltanto essendoci con tutto il mio amore.

Ricordo che quando presi tra le mie braccia mia figlia Ursula per la prima volta potevo ascoltare il suo corpo con il mio petto, le mie mani accoglievano la sua forma.

Nel tenerla, allo stesso tempo la contenevo e l’ascoltavo, sentendo il movimento del suo respiro e tutto il suo corpo che si espandeva e si contraeva. 

Mi ricordo un altro momento significativo di come un semplice tocco, che non vuole fare niente oltre ad esserci, mi ha stupito e mi ha fatto riflettere sulla differente qualità nelle nostre relazioni rispetto al fare e all’essere: insegnavo a Ursula ad andare in bicicletta senza rotelle e lei mi chiedeva una spinta iniziale per trovare l’equilibrio, io tenevo la mano sensibilmente appoggiata sulla sua schiena, contavo uno, due, tre ma poi non spingevo per niente ma accompagnavo la sua schiena per qualche attimo. Ursula non mi chiese di spingere più forte e nel giro di qualche minuto si sentì pronta per partire da sola. 

Le mie mani, da sole, mi aiutano a portare la mia presenza in ogni (o quasi) tocco che io dedico ai miei bambini: Questo approccio ho sperimentato essere molto più utile nei momenti di bisogno, in cui come genitore, non posso intervenire in altro modo, per lenire una ferita o un piccolo disagio, ma posso essere lì per i miei bambini soltanto essendoci con tutto il mio amore.

Andrea Dal Prà

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